Il conclave è l’evento più solenne e carico di spiritualità della Chiesa Cattolica: è il momento in cui i cardinali, riuniti in clausura, eleggono il successore di Pietro. L’etimologia stessa del termine, dal latino cum clave “chiuso a chiave” rivela la sua natura di isolamento e segretezza, affinché la scelta del nuovo Papa sia frutto di preghiera, meditazione e libertà assoluta da pressioni esterne.
STORIA DEL CONCLAVE
La storia del conclave nasce formalmente nel 1274, durante il Concilio di Lione II, quando Papa Gregorio X ne stabilì le regole per evitare l’anarchia e i ritardi delle elezioni precedenti. L’esperienza più emblematica fu quella del conclave di Viterbo, durato dal 1268 al 1271, dopo la morte di Clemente IV. I cardinali non riuscivano a trovare un accordo e i cittadini, esasperati, li rinchiusero nel palazzo vescovile, ridussero i viveri e addirittura tolsero il tetto per affrettarne la decisione. Da quella esperienza nacque la norma che obbliga i cardinali all’isolamento totale durante l’elezione papale.
Nel 1492 si svolse per la prima volta nella Cappella Sistina in Vaticano, per poi divenire sede fissa a partire dal 1878, sotto lo sguardo dei capolavori michelangioleschi. Vi partecipano solo i cardinali di età inferiore agli 80 anni al momento della sede vacante, ovvero la morte o la rinuncia del Papa. Secondo quanto stabilito da Paolo VI nel 1973, il numero dei cardinali elettori non dovrebbe superare le 120 unità, ma gli ultimi pontefici, incluso Francesco, non hanno rispettato tale limite, nominando un numero superiore di porporati. (Attualmente i cardinali sono 252 di cui gli elettori sono 135, mentre i non elettori 117). I cardinali vengono alloggiati nella Domus Sanctae Marthae e possono muoversi solo per le cerimonie e le votazioni, sotto strettissima sorveglianza.
IL RITO
Il conclave inizia con la celebrazione della Messa Pro eligendo Pontifice, presieduta dal Decano del Collegio cardinalizio. Poi i cardinali si trasferiscono in processione nella Cappella Sistina. Mentre la processione avanza, i cantori e l'assemblea cantano a cori alterni le litanie, nelle quali sono ricordati i Santi dell'Oriente e dell'Occidente. Qui, una volta sistemati nei banchi predisposti lungo le pareti, avviene uno dei momenti più solenni: il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie pronuncia le parole “Extra omnes!”, che significano “Tutti fuori!”. Tutti coloro che non fanno parte del collegio elettorale devono uscire. Le porte si chiudono. Il conclave ha ufficialmente inizio.
A questo punto i cardinali prestano giuramento, uno alla volta, ponendo la mano sul Vangelo e pronunciando la formula:
"Et ego N., Cardinalis N., promitto, voveo ac iuro, me secretum servaturum esse de omnibus quae ad electionem Romani Pontificis spectant, nec non de suffragiis in Conclave latis, necnon de omnibus quae intra et extra Domum Sanctae Marthae directe vel indirecte respiciunt ad negotia quae directe vel indirecte eandem electionem respiciunt. Sic me Deus adiuvet et haec sancta Dei Evangelia, quae manibus meis tango."
(Traduzione: "E io, N., Cardinale N., prometto, voto e giuro di mantenere il segreto su tutto ciò che riguarda l'elezione del Romano Pontefice, sui suffragi espressi in Conclave, e su tutto ciò che, dentro e fuori dalla Domus Sanctae Marthae, ha diretta o indiretta attinenza con l'elezione stessa. Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli di Dio, che tocco con le mie mani.")
Il processo di voto inizia con la distribuzione delle schede. Su ogni scheda, sotto la frase "Eligo in Summum Pontificem", viene scritto il nome del prescelto.

Dopo aver votato ogni cardinale elettore, con la scheda piegata e ben visibile, depone la propria scheda su un piatto d'argento posto sopra l'urna, facendola scivolare al suo interno. Le votazioni avvengono due volte al mattino e due al pomeriggio. I voti vengono scrutinati pubblicamente e si richiede la maggioranza dei due terzi per l’elezione valida. Al termine di ogni sessione, le schede vengono bruciate in una stufa all’interno della Cappella Sistina.
LA FUMATA
Il fumo che segnala l’esito delle votazioni non proviene direttamente dalla stufa dove vengono bruciate le schede, ma da un secondo dispositivo appositamente progettato per produrre una fumata del colore corretto. Questa seconda apparecchiatura è stata introdotta per garantire che il fumo sia chiaramente distinguibile da tutti coloro che attendono il responso in Piazza San Pietro o lo seguono in diretta da ogni parte del mondo. In passato, infatti, il fumo generato esclusivamente dalla combustione dei foglietti risultava spesso ambiguo: la tonalità tendeva al grigio e creava confusione tra i presenti, incerti se fosse stata raggiunta l’elezione o meno. Per evitare equivoci, dal conclave del 2005 è stato introdotto un secondo bruciatore elettronico, equipaggiato con fumogeni chimici.

Questo sistema emette:
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fumo nero, che indica esito negativo, grazie a una miscela contenente zolfo, antracene e altri composti scuri;
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fumo bianco, che annuncia l’elezione del nuovo Papa, ottenuto tramite sostanze come lattosio, clorato di potassio e resine, in grado di produrre una nube bianca densa e inequivocabile.
IL CAMERLENGO
Una figura centrale in tutto questo processo è il camerlengo della Santa Romana Chiesa. Il camerlengo ha il compito di amministrare gli affari della Chiesa durante la Apostolica Sede Vacans (sede vacante). Tra le sue mansioni più importanti vi è quella di verificare la morte del Papa, custodire i sigilli papali e garantire che tutte le operazioni relative alla sede vacante si svolgano secondo le regole. Inoltre, è responsabile della sicurezza e della gestione logistica del conclave stesso.
Una volta eletto il nuovo Papa, il camerlengo gli rende omaggio e lo assiste nelle prime fasi del suo pontificato. Il suo ruolo è fondamentale per garantire che tutte le tradizioni siano rispettate durante il periodo di transizione.
HABEMUS PAPAM
Una volta eletto il pontefice, l’ultimo tra i Cardinali diaconi chiama il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche e il Segretario del Collegio Cardinalizio. Il Decano, o in sua assenza il Vice Decano oppure il primo tra i Cardinali vescovi, si rivolge all’Eletto con la domanda in latino: "Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?" (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?). In caso di risposta affermativa, prosegue chiedendo: "Quo nomine vis vocari?" (Con quale nome desideri essere chiamato?), al che il nuovo eletto comunicherà il nome che intende assumere come Pontefice. Viene accompagnato nella Stanza delle Lacrime, dove indossa per la prima volta la veste bianca da Papa.
La Stanza delle Lacrime è un piccolo ambiente adiacente alla Cappella Sistina dove si trovano le vesti papali in tre misure. Il nome evoca il carico emotivo che grava sul neoeletto: è il luogo in cui molti nuovi Papi hanno versato lacrime per la responsabilità immensa che li attende.
Pochi minuti dopo, il cardinale protodiacono si affaccia dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro e pronuncia le celebri parole: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!”
Il nuovo Pontefice si presenta al mondo, impartisce la sua prima benedizione Urbi et Orbi, e la Chiesa inizia un nuovo capitolo della sua storia.
Tra gli episodi più curiosi della storia del conclave ricordiamo quello del 1503, che durò solo poche ore e portò all’elezione di Giulio II, o quello del 1978, che vide due elezioni nello stesso anno, prima con Giovanni Paolo I e poi con Giovanni Paolo II. Nel 2013, con l’elezione di Papa Francesco, la Chiesa ha accolto il primo Papa latinoamericano e il primo gesuita della storia.
Il conclave è molto più di una semplice elezione: è un momento di preghiera, discernimento e comunione universale. Il silenzio della Cappella Sistina, il voto segreto, il fumo che sale, la voce che annuncia l’Habemus Papam... tutto contribuisce a rendere questo rito uno dei più affascinanti e spiritualmente intensi dell’intera tradizione cattolica.